lunedì 24 febbraio 2014

EMPOLI E IL PONTORMO 2 (La Mostra)

E dopo aver visitato la Casa Natale del Pontormo e la prima parte della mostra PONTORMO E IL SUO SEGUITO NELLE TERRE D’EMPOLI andiamo a vedere il resto della mostra nella vicina Chiesa di San Michele Arcangelo e nella Compagnia.

Chiesa e Compagnia si trovano nella piazzetta lungo la via principale di Pontorme, antico castello annesso alla più grande Empoli nel Settecento.

L’INGRESSO è dalla porticina della Compagnia, sulla sinistra e serve il biglietto, da comprare nella Casa del Pontormo.


Ve la racconto brevemente perché la mostra è temporanea (e tra poco finirà) ma potrete godere di un seguito espositivo nella mostra  di Palazzo Strozzi PONTORMO E ROSSO FIORENTINO dall’8 marzo 2014.

Innanzitutto che cos'è la Compagnia? E' una Confraternita dedicata a San Michele Arcangelo nata nel Castello di Pontorme nel 1363, venne poi soppressa e ripristinata alla fine del Settecento.
L'edificio, sede attuale della Compagnia, fu costruito intorno al 1616 da un architetto empolese, Andrea Bonistalli che si era occupato anche del campanile della Collegiata e della Chiesa della Madonna del pozzo.
La Compagnia però fu realizzata su progetto di Gherardo Mechini, allievo del Buontalenti, che aveva lavorato anche alla Villa Medicea di Montevettolini (PT) e a quella di Artimino, al Santuario di Maria S.S. della Fontenuova a Monsummano e, sempre a Empoli, alla Chiesa della Madonna del Pozzo.
L'edificio, addossato alla Chiesa, è un'aula semplicemente rettangolare che nel 1628 venne dotata di stalli lignei realizzati da Ascanio Panciatichi.
Sul fondo troviamo un grande altare anch'esso ligneo con un paliotto a commesso fiorentino (lo vediamo dopo).

Nella Compagnia sono ospitate non moltissime opere (l'ambiente è piccolo) ma ci fanno rendere conto dell' importanza e del SEGUITO che il Pontormo ha avuto tra i suoi contemporanei e i successori.

Le foto purtroppo non le posso mettere, perché hanno il copyright (peccato, per una volta che mi erano venute bene!)

1° OPERA
La prima opera da guardare è il San Michele Arcangelo del BRONZINO.
Ce la troviamo subito all'entrata, sulla destra.

La figura di San Michele Arcangelo è un po' il filo tematico della mostra, è un soggetto pontormesco che è stato ripreso molto spesso da altri artisti ed è l'unica opera originale del Pontormo che vedrete qui.

Ma chi è SAN MICHELE ARCANGELO?
Michele è ricordato nelle Sacre Scritture come colui che ha difeso la fede in Dio ed è considerato Capo Supremo dell'Esercito Celeste. Per cui viene spesso rappresentato come un ANGELO (alato) GUERRIERO, vestito in ARMATURA dorata, con SPADA o lancia, a volte con scudo, in perenne lotta contro il Demonio. Nella battaglia il DEMONIO spesso compare sotto forma di DRAGO schiacciato sotto ai piedi dell'Arcangelo.
Altre scritture derivate dall'Apocalisse definiscono l'Arcangelo Michele come l'essere maestoso che ha il potere di vagliare le anime prima del GIUDIZIO. E infatti compare spesso con in mano una BILANCIA con la quale soppesa le anime dei defunti al momento del trapasso.

Dunque il BRONZINO... l'opera viene da Palazzo Madama di Torino ed è qui in prestito. Vi metto il link di Palazzo Madama così vi guardate l'immagine dell'opera.

Il Vasari… 
Faccio un inciso: quando ero piccola e i miei professori mi parlavano del Vasari me lo immaginavo un po' come un GRAN CHIACCHIERONE, una sorta di Novella 2000 dell'epoca, proprio perché ci raccontava tantissime cose di artisti suoi contemporanei e non. Fine dell'inciso.

Dunque il Vasari, nella seconda edizione delle Vite (quella del '68), ne dedica una proprio al Bronzino, amato allievo del Pontormo. E infatti anche il Pontormo nel suo Diario parla spesso di questo suo allievo.
Nel periodo della loro COLLABORAZIONE lo stile del Bronzino è molto vicino a quello del suo maestro (solo dopo se ne distaccherà) e nel 1540 diventerà ritrattista di Corte dei Medici (era il pittore prediletto da Cosimo).

La tela è piuttosto piccola e sembra fosse stata commissionata da una Compagnia fiorentina intitolata a San Michele. Fu dipinta intorno al '25-'28 del Cinquecento, mentre il Pontormo lavorava alla Cappella Capponi.

Nell'opera del Bronzino il linguaggio è manierato e convenzionale, appaiono tutti gli elementi appena descritti: le ali, la bilancia, le anime e il demonio schiacciato dal piede.

Se lo confrontiamo con l'Arcangelo Michele del Pontormo (questa foto la posso mettere, qui a sinistra) si nota che i toni del Bronzino sono addolciti e i gesti sono meno forti, la versione è più PACATA anche rispetto ai temi apocalittici.

L'impronta guerriera è meno sentita, l'ARMATURA è accennata, ma il pathos è presente nei volti del demonio e delle anime, nella loro disperazione.

Il Demonio compare sotto forma di personaggio asessuato, la caratteristica fisica che  lo oppone all'angelo è il colore della pelle, più scura, in contrasto con quella chiara di Michele.

Come da tradizione, è schiacciato a terra mentre cerca di strappare con una mano le ANIME all'Arcangelo Michele.

Il volto di Michele è DOLCE e richiama quello dipinto dal maestro Pontormo, così come i voluminosi drappeggi, i colori aciduli delle vesti e l'astrazione spaziale.

Quest'opera sarà presente alla prossima Mostra di Palazzo Strozzi a Firenze.


2° OPERA

A lato del Bronzino vediamo un'opera di Giovanni Battista Naldini: Madonna con il Bambino e i Santi Andrea e Sebastiano.
E' l'altro discepolo del Pontormo, più giovane del Bronzino. Rimasto orfano di madre, si trova quindi sotto la protezione di Monsignor Borghini direttore dell'Ospedale degli Innocenti.
Vincenzo Borghini è un uomo colto e potente e ha legami con l'ambiente artistico fiorentino (conosce molto bene il Vasari); nel 1552 viene nominato spedalingo degli Innocenti e nel '63 luogotenente dell'Accademia del Disegno. E' filosofo, storico e critico d'arte. Cosa pretendere di più?
Sotto la sua protezione, il Naldini si forma artisticamente come discepolo del Pontormo, poi dopo la sua morte va prima a Roma e poi lavora con il Vasari (e con la coordinazione del Borghini) in Palazzo Vecchio allo Studiolo di Francesco I.

E come si arriva al nostro dipinto? Bene, tra i committenti del Naldini pittore affermato c'è la Famiglia Pucci, la stessa che aveva commissionato la Pala Pucci al Pontormo.
La famiglia Pucci era una potente famiglia di zona molto legata alla corte fiorentina. Aveva grandi possedimenti, tra cui l'attuale Villa Pucci a Granaiolo (località tra Empoli e Castelfiorentino), ma le terre di proprietà si estendevano fino a località Bastia, circa 10 km in direzione Empoli.
Questo dipinto si trovava in origine nell'altare della famiglia Pucci nella Chiesa di Granaiolo, ma fu spostata nella vicina Chiesa di Fontanella per motivi di sicurezza.

In quest'opera non c'è San Michele, e come si aggancia al Pontormo? Attraverso l'altro filo conduttore della mostra: le citazioni pontormesche. Infatti questo dipinto è una  chiara e esplicita CITAZIONE del Pontormo (anche della stessa Pala Pucci).
L'impostazione rispetta i dettami dell'epoca della Controriforma: chiarezza didattica e devozione. Le figure sono disposte a PIRAMIDE, in una composizione classica, ci sono già i tratti della futura decadenza dell'arte fiorentina. Invece la Vergine, con la sua postura e la modellazione tondeggiante, richiama alcune Madonne col Bambino del primo Pontormo, così come il PIETISMO, gli sguardi languidi e desolati dei personaggi, specialmente del San Sebastiano sono pienamente Pontormeschi.

3° OPERA
La prossima opera è la Madonna col il Bambino e i Santi Giovanni Battista e Marco di Niccolò Betti che troviamo girando dietro all'allestimento del Naldini.
Quest'opera proviene dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Montepulciano.
Il Betti è un pittore di maniera, di bottega, anche se autore di valore non raggiunge mai le alte committente. Come altri autori della fine del Cinquecento, nelle sue opere SEMPLIFICA, SVUOTA di significato, scimmiotta lo stile senza possedere la potenza esecutiva dei grandi maestri.

Questo tipo di linguaggio ottiene molta fortuna nella provincia ma poi non ha seguito e il Betti, incapace di tenere dietro alle novità stilistiche che respingevano il tardo manierismo fiorentino, rimane rinchiuso in un giro di commissioni private e provinciali.
E questo è anche uno dei motivi per cui non si hanno moltissime informazioni su di lui.

Si sa che era stato allievo del Macchietti che è l'autore della Pala dell'Altare Maggiore della Chiesa di San Michele Arcangelo, che vedrete dopo. Alla realizzazione della PREDELLA infatti partecipa anche il Betti.

(Anche la FOTO dell'Altare Maggiore la posso mettere - qui a destra; la predella, in basso, si vede poco ma almeno quando ci andate sapete dove guardare.)

Come si collega il Betti al Pontormo? Il Betti era allievo del Macchietti e il Macchietti lo era stato del Pontormo. Per cui alcuni elementi lo richiamano inequivocabilmente.
Il Giovanni Battista del Betti deriva direttamente dal San Giovanni della Pala d'Altare del Macchietti e di conseguenza dal San Michele del Pontormo, soprattutto per il panneggio. Ma il riferimento rimane comunque piuttosto sbiadito.
Una curiosità: la pala del Betti è firmata. Sul gradino sotto il piede del Battista si legge:
NICOLAUS BETTIUS
CIVIS FLORENTINUS
PINXIT

e 5° OPERA
Poi ci sono due opere dell'Empoli, ovvero Jacopo Chimenti detto Jacopo da Empoli (o l'Empoli).
La prima che vediamo è una tela enorme proveniente dagli Uffizi, dal Corridoio Vasariano.
E' L'Onestà di Sant'Eligio, riconosciuta come il suo capolavoro ed è del 1614. L'altra, sul retro del pannello di destra, è dell'ultimo decennio del Cinquecento ed è una Madonna con Bambino.
In questo periodo FIRENZE è un Granducato, ha una Corte e non è più polo centrale di coniazione del linguaggio artistico come lo era stato in precedenza. Ora lo sono prevalentemente Roma e Venezia, ma c'è una nicchia di tradizione che ancora porta avanti l'arte fiorentina. In questa nicchia trovano spazio due artisti molto importanti: l'Empoli e il Cigoli.

L'Empoli è fiorentino, ma si trovano diverse opere nella zona di Empoli, vi lavora tanto.
E' un grande DISEGNATORE, osservatore della rappresentazione e del dettaglio, ha molta attenzione per il dato naturale, è anche un grande RITRATTISTA come andava di moda allora, nell'arte fiorentina del secondo Cinquecento.

E' allievo soltanto di Maso da San Friano (fino ai 20 anni) e poi perfeziona la sua arte copiando e ricopiando le opere di quelli che allora sono considerati i massimi esponenti della pittura: Fra' Bartolomeo, Andrea del Sarto, Pontormo.
E forse è l'influenza della pittura veneta, portata a Firenze dal Passignano e dal Ligozzi, che gli trasmettono la suggestione per gli effetti di luce e controluce, per il modo di rendere gli oggetti più veri del vero.

Vediamo il Sant'Eligio. Se siete lì non potete fare a meno di notare quel TAPPETO… un momento,  non vi ho ancora detto cosa rappresenta il dipinto.

Il dipinto racconta una vicenda della vita di Sant'Eligio, patrono degli orefici.
Eligio era orafo lui stesso e lavorava per la corte dei re Merovingi. Siccome aveva fama di uomo ONESTO, oltre che bravissimo artigiano, il Re Clodoveo II gli volle commissionare un trono tutto d'ORO e gli fu recapitato una notevole quantità del prezioso metallo.

La scena racconta il momento il cui il Re va a controllare l'operato dell'orafo per verificare dove è finito il suo oro. Eligio mostra la sua opera: non un solo trono ma ben DUE, che ha realizzati utilizzando una lega ancora sconosciuta di rame, argento e oro.

L'Empoli ci mostra una bottega artigiana riprodotta con DOVIZIA DI PARTICOLARI. Si vedono gli attrezzi, le opere realizzate, gli strumenti da lavoro (martelli, bilance, incudine, pinze eccetera…) e poi le persone, gli abiti infiocchettati, il cagnolino, la corona, i TRONI su un tavolino coperto da un tappeto...
Eccolo il tappeto (un particolare ve lo devo proprio far vedere anche se qui non rende affatto). Sono stata 10 minuti a guardarmelo quel tappeto! Sembrava vero! Con le pieghe, i fili che compongono il disegno, lo zig-zag della tessitura… Incredibile!

Che poi la cosa bella di una mostra come questa è che le opere le hai ad un palmo dal naso quindi ti puoi permettere di OSSERVARE tutto da vicino vicino fino a distinguerne le pennellate.
Questa caratteristica della mostra mi ha ricordato il BE-GO che ho visitato un po' di tempo fa e che mi è piaciuto tanto.

Siamo giunti fin qui e Pontormo dove sta? Sta nell'altra opera dell'Empoli, nella Madonna con Bambino che però vedete anche in quest'opera. Infatti se osserviamo lo spazio della bottega di Sant'Eligio ci accorgiamo che appeso alla parete di fondo c'è un quadro.

E' una Madonna col Bambino ed è una delle tante, o simile ad una delle tante, che furono commissionate al Chimenti. Proprio come quella che vediamo qui alla mostra. Quindi è un' autocitazione, perché in queste Madonne c'è molto del Pontormo. Quindi il Pontormo sta nella citazione della citazione.

6° OPERA
Siamo quasi in fondo alla Compagnia. Non ci resta che vedere, dell'allestimento per la mostra, la tavola con la Madonna con il Bambino e i Santi Michele e Pietro del Cigoli.
L'originale collocazione era la Chiesa di Pianezzoli, frazione di Empoli, ma ora si conserva nel Museo Diocesano di Arte Sacra  di San Miniato. Perché non a Empoli? Perché la Chiesa di Pianezzoli fa parte della Diocesi di San Miniato… siamo in zona di confine! Alla fine del XVI secolo il patronato della chiesa apparteneva al Granduca Ferdinando I de' Medici, quindi probabilmente ne fu lui il committente..

Dunque, il CIGOLI si chiamava Ludovico Cardi e il soprannome gli viene dalla località di nascita, appunto Cigoli (vicino a San Miniato). E' il più giovane dei pittori in mostra ed è quello che più si apre all'arte del Seicento fiorentino.

Infatti, come dicevo prima, cosa succede in questo periodo? I pittori della zona non rimangono più a Firenze, ma tendono a spostarsi a Venezia, nuovo centro d'arte. Come per esempio fece il Passignano (ma non l'Empoli) che tornò permeato dalla nuova arte e fu un esempio molto seguito anche dal Cigoli.
A Firenze rimane però il primato del DISEGNO mentre Venezia ha il primato del COLORE.

Il CIGOLI guarda con interesse le possibilità del colore attraverso il Passignano, ma osserva anche Giovanni Bellini, il Correggio e gli artisti emiliani, ma osserva anche i fiorentini, come il Pontormo, ma con uno sguardo nuovo.
Trae dal Pontormo tanti schemi compositivi, ma la sua rilettura sarà sempre in chiave più moderna, un'eco non del tutto palese e evidente.

Dunque la Pala di Pianezzoli ha l'impianto classico di Sacra Conversazione con la Vergine al centro con il Bambino e i due Santi ai lati. Questi sono San Michele Arcangelo, che è il titolare anche della Chiesa di Pianezzoli, e San Pietro. Li riconosciamo facilmente dagli attributi e dall'abbigliamento.

La scena è abbastanza quieta, le figure sono calme e serene, in un colloquio silenzioso, fatto di gesti e di sguardi: la Madonna, Regina degli Angeli e dei santi, San Michele che introduce le anime in Paradiso, San Pietro, guardiano del Cielo.
L'interazione si ha soprattutto tra la Madonna e il Bambino e San Michele. Di San Michele abbiamo già parlato, anche qui è raffigurato mentre svolge il suo gravoso compito di soppesare le anime. E in questo gesto rivolge lo sguardo verso il Bambino, che allunga la manina, aiutato dalla Madre, strumento e tramite della Volontà Divina, verso una delle anime imploranti sulla bilancia. L'altra anima, sul piatto in basso, spaventata, guarda giù verso il Demonio.

E infatti, come già detto, cosa c'è in basso sotto il piede di San Michele? Naturalmente il demonio!
Che è una raffigurazione un po' particolare.(Metto la foto del particolare)

E' vero che il diavolo veniva rappresentato spesso come drago, ma questo è un MIX ZOOMORFO molto fantasioso: è un essere verde con pelle squamosa e unghie da felino, ha due grandi corna orizzontali e sputa scintille!
Il Cigoli abbraccia qui i dettami della Controriforma rappresentando il Male come un essere orribile nell'aspetto.
Naturalmente anche qui il demonio allunga il braccio e cerca di agguantare il piatto più in basso della bilancia per accaparrarsi un'anima mentre Michele lo controlla con la spada.
Nell'altra figura, il San Pietro, con il manto di un colore acceso e cangiante, si ritrova la eco dell'arte del Pontormo.

Le opere in "prestito" per la mostra sono finite qui, ma come vi avevo detto non possiamo non ammirare il coro ligneo sulle pareti della Compagnia e l'altare.

L'ALTARE DELLA COMPAGNIA
L'altare è imponente, di pregevole fattura e, cosa straordinaria, è stato realizzato da artigiani di Pontorme!
Questa curiosità me l'ha svelata Belinda Bitossi, una delle storiche dell'arte del comitato scientifico della mostra. Mi ha anche detto che a insindacabile giudizio sull'opera furono chiamati a esprimersi due legnaioli fiorentini che giudicarono il lavoro ben fatto (sennò mica li pagavano!)
Infatti ho avuto la fortuna di incontrare Belinda mentre spiegava la mostra ad un gruppo di visitatori ed ho approfittato della sua pazienza per farle delle domande.
Mi ha anche raccontato altre cose interessanti sulla Chiesa, ma ve le riferirò al momento opportuno.

L'altare ospita una tela incompiuta di Ottavio Vannini che rappresenta l'Apparizione di San Michele Arcangelo sul Gargano.

L'EPISODIO RACCONTA la prima apparizione dell'Arcangelo Michele ed è chiamata l'Apparizione del Toro.
Successe nel 490 d.C. a Siponto, quando un ricco possidente smarrì il miglior toro della sua mandria. L'uomo ritrovò il toro dentro una grotta, ma non riusciva a entrarci e il toro non ne usciva. Preso dalla rabbia gli scagliò una freccia ma per motivi misteriosi questa tornò indietro e lo colpì. (Ci sono diverse versioni della faccenda).
Insomma l'episodio fece scalpore e spaventò gli abitanti del paese tanto che il Vescovo ordinò tre giorni di preghiere e penitenze. Il terzo giorno (l'8 marzo 490) gli comparve San Michele Arcangelo e gli disse: "Io sono l'Arcangelo Michele e sono sempre alla presenza di Dio. La Grotta è a me sacra e io l'ho scelta, non ci sarà più spargimento di sangue di animali. Dove si apre la roccia, il peccato dell'uomo potrebbe essere perdonato, ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso. Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano!" Naturalmente anche di queste parole ci sono diverse versioni, ma la sostanza è il passaggio della zona dal culto pagano a quello cristiano.
Il Vescovo raccolse la popolazione e la portò in processione alla grotta.

Nella tela vediamo tanta gente e sacerdoti in processione, il Vescovo e l'arrivo di San Michele in volo per consacrare al culto cristiano la grotta del toro.
L'opera fu commissionata nel 1627, ma consegnata incompiuta nel 1644 alla morte dell'artista e dopo complesse vertenze giudiziarie.
Il Vannini aveva già lavorato a EMPOLI, nella Chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani (l'affresco Dio Padre e i Quattro Evangelisti) e in Collegiata (il dipinto Martirio di San Lorenzo nell'Oratorio), aveva lavorato inoltre a FIRENZE per la famiglia Medici presso la quale aveva acquisito una discreta fama.

La tela di Pontorme presenta raffinate cromie, un disadorno rigore formale e la solidità compositiva della riforma naturalistica fiorentina. L'attenzione cade sulle AZIONI, sull'arrivo dell'angelo sul suo dialogo di sguardi con il Vescovo, sulle facce e sulle REAZIONI dei presenti, ognuno diverso dall'altro. Le figure sono plastiche, i gesti pacati secondo la diligenza pittorica della tradizione cinquecentesca.


COMMENTO
Inizialmente avevo deciso di non parlare di questa mostra sul mio blog perché è temporanea (tra l'altro sta anche per finire) ed è anche molto difficile da capire senza una guida che la spieghi.
Ma poi ho cambiato ideaPerché?

Perché il senso della mostra (al di là delle critiche giustificate sulla mancanza di didascalie) è proprio quello di far conoscere non i singoli artisti (impossibile con un'opera o poco più) ma il loro apporto e il loro assorbimento del contributo pontormesco sul territorio!

E questo mi ha ispirato molto.
Mi ha invogliato a visitare le Ville Medicee dove ha lavorato il Mechini, le Chiese di Granaiolo e Fontanella (e perché no, la Villa Pucci), la Chiesa di Montepulciano con l'opera del Betti, il Museo Diocesano di San Miniato, per non parlare delle altre opere del Pontormo e del Cigoli sul territorio, …e così via.

Forse saranno opere minori ma sono così dense e diffuse che rendono queste colline un GIOIELLO RARO. Non ci rendiamo conto che stiamo camminando su uno Swarovski?


Per informazioni su orari, biglietti, numeri di telefono e tutto il resto vi rimando al sito del Comune: http://www.inempoli.it/HOME/Pagina/102/casa-del-pontormo

P.S.: la Chiesa di San Michele Arcangelo ve la racconto la prossima volta. Tanto quella non scappa!

Vedi i  post su EMPOLI


BIBLIO:
ascoltando le guide

http://www.santiebeati.it/dettaglio/21600
http://it.wikipedia.org/wiki/Arcangelo_Michele
http://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Borghini
http://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzio-maria-borghini_(Dizionario-Biografico)/
http://www.securcomp.it/eligio.html
http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a6.12.16.16.02
http://www.abbazie.com/sanmichelearcangelo/apparizioni_it.html
http://www.casapontormo.it
A.A.V.V.: Empoli. Una città e il suo territorio. le strade, i palazzi, le chiese, i musei, le ville, il paesaggio - Editori dell'Acero, 1997
A.A.V.V.: Empoli. I luoghi e i tesori della storia - Editori dell'Acero, 2012
Fiorenzo Sostegni: Storia della Chiesa Prioria di San Michele Arcangelo a Pontorme - Nova Arti Grafiche, 2008
De Vecchi, Cerchiari: Arte nel Tempo, Vol. 2, Tomo II - Bompiani, 2010



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