giovedì 11 luglio 2013

EMPOLI - VISITA al MUVE Museo del Vetro verde

Dal sale al vetro.
Per percorrere la VIA SALAIOLA (Volterra-Empoli) andiamo a ritroso: partiamo da Empoli.

Qui il sale arrivava a dorso degli asinelli lungo la cosiddetta Via degli Asini, l'attuale Via Ridolfi, che attraversava il Castello d’Empoli da sud a nord e si fermava nei Magazzini del Sale, presso la Porta ad Arno (bisognerà tornare con un altro post su Empoli e il suo Castello).

Quindi se ci rechiamo in Via Ridolfi, ci troviamo di fronte ad un edificio in angolo, piuttosto robusto, in laterizio, con contrafforti sulle due facciate. E’ l’ex Magazzino del Sale e ora è sede del Museo del Vetro Verde di Empoli: MUVE.

Eccolo qui nella foto.
E ora vi racconto il MUVE.
Come lo vedo io.


Vi avverto subito: il POST è lungo.

Ma se vi devo raccontare il museo... ve lo racconto tutto. Così saprete cosa venite a visitare e vi assicuro che ve lo godrete di più.

Innanzitutto bisogna dire che il MUVE non è un museo dei manufatti, quindi se pensate di entrare e vedere esposti centinaia e centinaia di pezzi… NON è quello il vostro museo.

Si, ci sono anche bellissimi oggetti, ma questo MUSEO DEL VETRO è pensato per raccontare una storia. La storia dell’industria vetraria di Empoli, delle ciminiere, dei sapienti ed esperti vetrai che con semplicità compivano opere meravigliose, e anche la storia di tante donne che con tanta pazienza rivestivano i “fiaschi”: le impagliatrici.

Entriamo.
Ah, ATTENZIONE alla grande porta a vetri; visto l’aspetto nuovo e tecnologico del museo si è portati a pensare che sia automatica. INVECE NO. Rimanere lì davanti in attesa che si apra non serve a niente: bisogna spingere.

Nell’ingresso, sulla parete di destra, si trova un pannello con le informazioni sul Magazzino del Sale. Sono più o meno le cose che avete letto nella pagina de LA VIA DEL SALE, ma corredate da immagini. Al centro, di fronte a voi, un monitor mostra IMMAGINI scorrevoli delle VETRERIE di Empoli, del VETRO e della CITTA'.

Sulla sinistra c’è la biglietteria. Il biglietto intero costa 3,10 € e comprende anche la visita alla Pinacoteca della Collegiata di Sant’Andrea (prossimo post se ce la faccio). Conviene vederli tutti e due, ma attenzione agli orari che sono diversi.

Se però avete il braccino corto (come si dice dalle mie parti) potete visitarli la domenica pomeriggio e nelle serate del Luglio Empolese (il martedì e giovedì di luglio dalle 21,30 alle 23,30) che è gratis.
Ah, la biglietteria è anche UFFICIO TURISTICO.

Oltre il monitor al centro dell’ingresso c’è uno spazio dove vengono allestite MOSTRE TEMPORANEE o esposti manufatti a rotazione. Questa parte è visitabile senza biglietto.

In questo momento vi sono ospitate le nuove acquisizioni del museo. Sono dei PEZZI ORIGINALI molto belli di vetro artistico, non di uso comune. La maggior parte sono in vetro VERDE, che è quello tipico di Empoli (poi vi spiego perché).

La cosa che mi colpisce è la SEMPLICITÀ delle forme che, pur nella loro essenzialità, riescono a dare l’impressione sia di forza e solidità, sia di estrema fragilità.
Nella foto un esempio.

Un’altra particolarità riguarda ciò che ci si immagina per VETRO artistico. A Empoli il vetro artistico non è lavorato come quello di Murano, non è ricco e complesso. E’ semplice. Ed è tutta qui la sua BELLEZZA. Naturalmente questo si ricollega alle caratteristiche del vetro verde di Empoli (che  vi spiego dopo).

Gli oggetti esposti adesso sono prodotti degli anni 50-60-70 dalle VETRERIE EMPOLESI. Il MUVE ha acquisito una selezione di oggetti per arricchirne il patrimonio espositivo e, come dicevo all’inizio, se vi aspettate un MUSEO DEL VETRO con tanti oggetti, non venite qua.
Qui ci sono OGGETTI SIGNIFICATIVI che si rinnovano continuamente nelle mostre temporanee.

Una parte di questi oggetti è stata acquistata dal museo, un’altra parte è stata regalata dai cittadini empolesi per motivi sentimentali. E’ infatti ancora molto sentita, specialmente dalle vecchie generazioni, l’importanza di questo artigianato che rese Empoli famosa in tutta Italia (e anche ricca). Ed è molto presente la voglia di trasmettere ai giovani la passione che i mastri vetrai mettevano nel loro lavoro.

Ma andiamo avanti con la visita.
Il vero e proprio MUSEO inizia nello stanzone accanto.
Ma prima di guardare il contenuto è il caso di guardare il contenitore. Questa è la parte ricavata negli originari spazi del Magazzino del Sale. E infatti la stanza è grande e molto alta perché il SALE veniva accumulato fino ad una notevole altezza. Per questo motivo dovettero rinforzare le murature esterne con i contrafforti: per sostenere la spinta del sale accumulato.
Se guardate le pareti in mattoni, in alcuni punti si vedono ancora tracce bianche del sale assorbito tanti anni fa e che ancora risale in superficie.

Una volta entrati fermatevi a osservare il pannello luminoso sulla parete di sinistra. Vi troverete informazioni utili sulle STRUTTURE FUSORIE, cioè le fornaci, dalle più antiche a quelle del ‘900. Vi aiuterà a capire ciò che state per vedere. Se non avete voglia di leggere (neanch’io ne ho mai molta), guardate le immagini. Rappresentano fornaci antiche e rinascimentali, vetri nelle rappresentazioni pittoriche e foto delle vetrerie di Empoli del Novecento.

Lì accanto un altro monitor vi mostrerà una piantina della città con tanti NUMERINI sopra. Ogni numerino era una vetreria dagli anni ‘50 agli anni ’70 del Novecento. Se osservate come si spostano i numerini noterete che nei primi anni sono concentrati al centro della città, poi si allontanano, sempre più in periferia ma anche sempre più numerosi.
Come stupirsi se nell’ anima toscana degli empolesi è ancora presente questo nostalgico ricordo.

Ora vi trovate di fronte alla PIAZZA (sotto ad un soppalco di legno chiamato scrittoio). La piazza era il luogo più importante della vetreria, era dove il MASTRO VETRAIO, circondato dai suoi assistenti con mansioni varie, dava vita alla sua creazione.

Proprio lì c'è un filmato, realizzato recentemente alla vetreria NUOVA CEV, in cui si vedono tutti i tipi di produzione, da quella manuale del MASTRO VETRAIO, a quella con gli stampi, la semiautomatica e quella completamente automatica per la produzione in serie.

E’ importante sapere che il mastro vetraio lavora oggi allo stesso modo, e pressoché con gli stessi strumenti, dei mastri vetrai dei secoli scorsi.
Sentirete anche i rumori della lavorazione (attivati da una fotocellula – non vi spaventate!) e avrete  a portata di mano tutti i MATERIALI, strumenti, attrezzi e materie prime che servivano a fare il VETRO.

Ai vostri piedi troverete uno stampo in ghisa da damigiana (ma ce ne sono altri più grandi e più piccoli e di diversi materiali) e dei pezzetti di vetro colorato (chiamati ROTTAMI DI VETRO).
Qui ci sarebbe bisogno di una spiegazione un po’ tecnica. Siccome sono già in debito della spiegazione sulla tipicità del vetro verde di Empoli, prometto che metterò un altro post sul vetro (eccolo qui: IL VETRO... QUESTO STRANO OGGETTO).

Ora vi dico soltanto che le DAMIGIANE erano una produzione tipica dell’empolese. Le potete vedere in fila lungo la scala che porta al piano di sopra. Servivano per contenere il vino e trasportarlo. Quelle che vedete sono nude, ma poi venivano RIVESTITE.

I vetrai dovevano essere molto bravi, dovevano soffiare con fiato uniforme per fare in modo che lo spessore del vetro fosse tale da non avere parti più sottili e troppo deboli, ma allo stesso tempo, doveva essere più RESISTENTE SUL FONDO, che era la zona che sopportava il maggiore peso.
Soffiavano a intervalli, nebulizzando acqua all’interno della damigiana.

La malattia più diffusa era la silicosi proprio perché i vetrai erano esposti alla respirazione delle polveri di silice (materia prima del vetro); altre malattie, ma molto meno diffuse, erano funghi e infezioni, cioè malattie da contatto.

Nella PIAZZA, durante la lavorazione, gli attrezzi del mastro vetraio erano tutti attaccati al banco e dovevano essere a portata di mano; venivano unti in modo che non si attaccassero al vetro.

Il MAIOSCIO era uno strumento di legno di pero con un incavo nel quale veniva appoggiato il bolo di vetro (il bolo è la massa di vetro fuso, abbozzato o già un po' soffiato all'estremità della canna da soffio) quando doveva essergli data una forma tonda. C’erano di diverse misure.

Poi ci sono gli stampi: inizialmente, negli anni '30 e '40, erano di legno, venivano isolati all’interno con olio o paglia perché non bruciassero, poi li chiudevano con la palla di vetro fusa all’interno attaccata alla canna, soffiavano, e il vetro si allargava fino ad aderire allo stampo. La paglia si inceneriva e usciva da piccoli forellini sulla superficie dello stampo.

Gli strumenti che vedete, utilizzati fino ad oggi, sono gli stessi che usavano nel Seicento!

Dalla piazza spostiamoci sulla destra, al lato della scala, nel corridoio con le vetrine, questa zona del museo viene chiamata Promenade, perché con una passeggiata nel tempo possiamo vedere l'evoluzione del VETRO di Empoli. (vedi foto)

E quindi partiamo dalla CERAMICA. Che c'entra col vetro? C'entra, c'entra.

Nel 1737, con l’estinzione della dinastia dei Medici, la Toscana passa a Francesco Stefano di Lorena, che diventa primo Granduca di Toscana della dinastia dei Lorena, con il nome di Francesco II. La situazione politica ed economica cominciò a mutare e fu in quel periodo che DOMENICO LORENZO LEVANTINO si trasferì da Savona ad Empoli (si dice per amore di una fanciulla di San Miniato).

Nel 1768 Levantino produce MAIOLICA ALLA FRANCESE che prima veniva costosamente importata, ma i Lorena ne incentivarono la produzione. E per fare la CERAMICA Levantino aveva le fornaci, che potevano essere convertite facilmente per la produzione del vetro. E così fece: 10 anni dopo produceva VETRO.
La società stava cambiando e Levantino cominciò a produrre FIASCHI ma anche lastre per finestre e vetro trasparente.

Nelle prime vetrine della promenade potete vedere alcuni pezzi della Ceramica Levantino (detta ad uso d'Empoli dalla Ginori che poi la copiò), che è attualmente molto preziosa e quotata.
Non dovrò mica parlarvi anche di quella? mah... vediamo, comunque nel bookshop del museo vi trovate il LIBRO (Ceramica ad uso d'Empoli. La manifattura Levantino e la maiolica in Toscana tra '700 e '800 di Anna Moore Valeri - Edizioni dell'Acero).

Intorno al 1830 intervengono nelle vicende del vetro di Empoli i DEL VIVO. La Del Vivo è stata una delle famiglie più importanti e potenti della città: Vincenzio Del Vivo, in società con un certo Michele Ristori di Livorno (nel 1827 risultano "fittuari" del Levantino), acquisisce la fabbrica dei Levantino (ribattezzati Levantini, alla toscana).

Da qui comincia la vera avventura delle vetrerie empolesi. Nelle vetrine si possono vedere i cataloghi della produzione, pezzi vari, listini prezzi... se avete pazienza vi divertite anche.

Alla fine dell'800 compare il FIASCO IMPAGLIATO, il re della vetreria! Mi hanno detto che questa introduzione è dovuta in gran parte dal miglioramento delle tecniche di produzione del VINO (anche grazie all' Accademia dei Georgofili).

Infatti prima il vino si conservava per minor tempo, ora invece la qualità è migliore e dura di più, quindi può essere esportato. E per trasportarlo c'era bisogno di contenitori sicuri, più o meno grandi, e attrezzature per travasare (fiaschi impagliati, damigiane, imbuti).
Tutte queste cose le potete vedere nelle vetrine man mano che camminate nella promenade.

Poi un'altra NOVITA': la mescita. Nascono gli spacci e gli appalti dove oltre a comprare il VINO lo si consuma socializzando. Ed ecco una serie di oggetti collegati: fiaschette, ampolle, il gozzino... ma anche barattoli.
Si comincia a fare attenzione alle forme, nasce il design, come si dice ora.

Ma parliamo delle PERSONE. Ho detto che il MUVE è non è un museo dei prodotti, ma della produzione e di chi LAVORAVA. Abbiamo visto la PIAZZA dove lavoravano esclusivamente UOMINI. Era un lavoro duro e la paga era commisurata al ruolo e alla bravura.

E le DONNE?
Non tutte avevano la fortuna di fare le casalinghe. Le più, oltre a pensare alla famiglia, alla casa (per chi ce l'aveva), e alla gestione della vita quotidiana, dovevano LAVORARE.
Facevano le IMPAGLIATRICI. La sera, a lume di candela, alle prime luci dell'alba e in tutti i momenti liberi della giornata. Venivano pagate per quanto producevano e rivestimenti sbagliati o non perfetti venivano rimandati indietro.

Era frequente vederle lavorare a piccoli gruppetti a intrecciare i fili della sala attorno al fiasco; mentre alla base mettevano il salicchio, un tipo più grezzo. La sala e il salicchio sono ERBE PALUSTRI, una specie di rafia, e venivano coltivate nel Padule di Fucecchio. Era molto dura da lavorare, doveva essere sbiancata e bagnata perché tagliava.
Povere DONNE e povere le loro MANI!

Poi con i carretti portavano i fiaschi impagliati alle VETRERIE e ritiravano i fiaschi nudi, da fare. Al piano di sopra lo vedrete nel filmato.

Le condizioni di lavoro erano terribili tanto che nel 1896 ci fu un grande sciopero generale, vi parteciparono 80.000 persone (e si dice che non fu organizzato!).
Invece dagli anni '40 cominciò la crisi, principalmente per due motivi: l'introduzione della bottiglia bordolese e l'invenzione delle macchine a stampo per i fiaschi. Il rivestimento non veniva più fatto a mano, le forme cambiavano da produttore a produttore e da vino a vino.

Ma per fortuna c'erano nuove bevande.
Veniva prodotta a Empoli la bottiglia della GAZZOSA con la pallina! Se la ricordano quelli con i capelli bianchi e fino agli anni '60 andava alla grande. Era una bottiglia con all'interno una biglia di vetro che con la pressione del gas chiudeva ermeticamente l'imboccatura. Per bere bisognava spingerla giù con il dito, usciva il gas, la pallina scendeva e si poteva bere!
La pallina era, più che la bibita, ambita dai bambini che rompevano la bottiglia per giocare a biglie.

Più avanti potete vedere dei vetri da FARMACIA e per uso OSPEDALIERO. Vi si riconoscono un pitale e un curiosissimo pappagallo da donna.

Siamo alla fine della promenade.

Di fronte a voi, oltre ad un touchscreen, c'è una macchina SCALOTTATRICE e altri strumenti di rifinitura. La scalottatrice serviva per levigare la bocca del vaso, renderla liscia e togliere il residuo dell'attacco alla canna.

Negli anni '20 le vetrerie TADDEI ed ETRUSCA producono, oltre al vetro da fiaschi, anche bellissimi oggetti da tavola. Sono oggetti di uso comune ma diventano di MODA.

E' la BUFFERIA TOSCANA. La potete vedere nei cubi-vetrina a terra.

Bella, vero?






Andiamo al piano di sopra.

Negli anni '20 e '30, in periodo fascista, si dà impulso alle arti applicate regionaliEMPOLI è la città del VETRO VERDE, qui si formano dei veri ARTISTI DELLA MANIFATTURA VETRARIA; vengono realizzati oggetti bellissimi che vengono esposti alle MOSTRE di arti applicate e pubblicati sulle riviste dell'epoca.

Nelle teche di fronte alla scala trovate vari esempi di questa produzione. Da qui nascono vari stili, dai più classicheggianti ai più moderni, lo spessore dei manufatti varia da vetro leggero o vetro pesante, si creano addirittura sculture di animali.

Di nuovo passiamo dall’altra parte, lungo il corridoio accanto alla scala.

Ora ci troviamo sul soppalco in legno che ho chiamato scrittoio. Si chiama così perché, quando l’edificio era ancora Magazzino del Sale, era qui che si teneva la CONTABILITA'.

La guerra segna una battuta di arresto, ma subito dopo la produzione riprende. Durerà fino agli anni ’70, ma ci sarà una netta distinzione tra vetrerie che fabbricano contenitori e vetrerie che fanno oggetti da tavola.

Questo è il periodo del design moderno, si sviluppa molto la decorazione, si fanno applicazioni a caldo, incisioni e molature a freddo, vetro a bolle, vetro bianco, vetro colorato, sperimentazioni con le paste di vetro e poi CRISTALLO. Il mercato è proiettato all’estero.

Sullo scrittoio potete vedere tutti questi pezzi originali.

Un altro settore riguarda la decorazione con l’oro. Molte piccole aziende facevano solo decorazione a freddo, comprando i vetri dalle vetrerie e decorandoli con oro per il mercato arabo.

Il MUVE vi offre questo: un tuffo nell’INDUSTRIA e nell’ARTIGIANATO del VETRO del secolo scorso. Certo bisogna essere un po’ preparati, altrimenti si rischia di non capire il concetto di questo museo e di restarne delusi. Invece ne vale la pena.

La soluzione perfetta sarebbe prenotare una visita guidata e farsi raccontare tutto ciò che c’è da sapere. Le guide oltre a conoscere aspetti tecnici raccontano anche aneddoti carini. Per prenotare potete telefonare al museo (il servizio è organizzato dall’Associazione Amici del Muve) oppure rivolgervi ad una guida ufficiale (per esempio questa qui).
Il museo è dotato di ascensore, quindi è totalmente accessibile.

Per altre informazioni, orari e biglietti visitate il sito ufficiale del MUVE.

Non mi resta che dirvi...
BUONA VISITA AL MUSEO DEL VETRO DI EMPOLI!!!!

E fatemi sapere cosa ne pensate!

Ah, se avete qualche curiosità su COS'E' IL VETRO, come si fa e da cosa viene, date un'occhiata anche a QUESTO




Vedi tutti i post su Empoli

Biblio:
ascoltando le spiegazioni delle guide al museo
Quaderni d’Archivio - Rivista dell’Associazione Amici dell’Archivio Storico di Empoli c/o Archivio Storico Comunale di Empoli, Anno 1, n.1, 2011
www.museodelvetrodiempoli.it





2 commenti:

  1. B R A V A !!!
    Bel racconto...se volevi incuriosire ci sei riuscita, se volevi far capire che cos'è il MUVE hai fatto centro!
    P.S. Ci sono altre guide disponibili ad accompagnare i lettori di Anima Toscana in questi luoghi magici, non lo dimenticare!
    Stefano

    RispondiElimina
  2. Grazie Stefano! E hai ragione sulle guide, oltre alla brava Giulia anche Stefano è bravissimo a trasmettere passione e curiosità!
    Ciao!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...